In tour al Museo del ‘900
Tra carta e digitale è la rubrica di Giulia Natale che esplora la biblioteca del futuro, tra storie fatte di carta e di pixel!
Questa rubrica che esplora contenuti da inserire nella quotidianità didattica, ormai lo sapete, da settembre si è data come ulteriore obiettivo la segnalazione di luoghi fisici che si occupano di arte, creatività e cultura comunicando anche in linguaggio digitale interattivo. I motivi sono ragionevoli e condivisibili:
- portare i ragazzi fuori dalla struttura scolastica (fare scuola significa anche far conoscere il mondo che ci circonda),
- visitare con i ragazzi mostre, musei, esposizioni che diversamente avrebbero occasione di avvicinare (per molti motivi, tanti ragazzi non frequentano abitualmente nessun luogo culturale)
- raccontare i percorsi museali come luoghi di apprendimento nella prassi naturale dei docenti con ricaduta vantaggiosa sulla varietà didattica e sulla coesione del gruppo classe.
Con tale convinzione e slancio, la rubrica “Tra carta e digitale” si muove segnalando ai docenti risorse alternative che abbiano pari dignità di app, tecnologie, libri, testi.
A settembre avevamo riferito della mostra Play (tuttora in corso) presso la Reggia di Venaria. Recentemente invece, ci si è spinte più lontano; la trasferta veneta, infatti, mi ha portato a Venezia Mestre insieme a Chiara Ciociola e Veronica Ruberti del team Riconnessioni. Ciò che abbiamo trovato è stata una meraviglia indimenticabile per dimensioni, qualità, ricchezza e fini didattici.
Va detto, intanto, che grazie a un importante progetto di recupero architettonico Mestre è stata rinnovata ed è una cittadina deliziosa nel suo intrecciarsi di stradine e piccole piazze, circondata da prati di ripopolamento faunistico, e merita una visita. Ma ciò che rende irrinunciabile la trasferta, anche per voi, è la presenza di uno straordinario polo museale, voluto e sostenuto da Fondazione di Venezia, dai volumi compatti, le facciate rivestite in mattonelle policromatiche e un’idea di modernità e innovazione che si diffonde nell’intera area.
Il progetto è degli architetti Sauerbruch Hutton International che hanno dato vita al polo museale e in questo reportage ci concentriamo su due spazi fisici: il maestoso edificio di M9 – Museo del ’900 e il più intimo edificio che ospita le attività espressamente declinate alla didattica e alla sperimentazione immersiva con proposte rivolte a scuole e famiglie.
Il primo è un mondo di tre piani fra calcestruzzo, legno, luci e suoni, un solenne invito a lasciarsi abbagliare per abbracciare la conoscenza del secolo scorso sulle ali di tecnologie innovative e combinate. Così, spostandoci fra il primo e il secondo piano dell’esposizione permanente, restiamo ammutolite per l’efficacia e l’originalità con cui il tempo è raccontato, con nuovi modi interattivi e partecipativi (su come era e come è cambiata la vita degli italiani, la società, come si è trasformato il benessere, i consumi di massa, le case fino alle trasformazioni dell’urbanizzazione, i culti religiosi, gli scenari politici).
È tutto lì, la narrazione di un secolo tramite percorsi multimediali, installazioni, filmati storici, visori, schermi touchscreen, consolle e stanze interattive. A questo serve l’immersività, a sentirci in quel passato, a capire che quel passato siamo noi, come accade con l’installazione sui cambiamenti della moda, ma il viso sui modelli è il nostro! O nella stanza con gli specchi in cui si balla a suon di vecchie canzoni, da provare assolutamente!
Da visitatrici, tutte tre siamo rimaste colpite dalla ricchezza del materiale d’archivio del museo, dalla raccolta di informazioni che ha acceso il desiderio di conoscere la Storia del Novecento italiano. Ora, immaginare che il museo possa esercitare sui ragazzi – così attratti dagli schermi e dalle narrazioni interattive – un simile effetto positivo rende questo spazio una roccaforte dell’istruzione.
Ma non è affatto finita qui, la delizia è anche un’altra poiché nel quadro della progettazione di M9Edu, si inserisce uno spazio multimediale, più raccolto e credo unico in Europa, dedicato a bambini e ragazzi dai 4 ai 13 anni. È un ambiente più intimo per conoscere se stessi e gli altri, per elaborare possibili risposte, per confrontarsi, per prendere confidenza con sensi e la fisicità.
Mente e corpo si mescolano nella sperimentazioni laboratoriali proposte; si gioca, si apprende, si guarda, si ascolta, si partecipa, e si impara in modo istintivo. E la forza di questo spazio, composto da sale, è nella proposta di lavoro fra analogico e digitale.
L’installazione (ad esempio, la cascata di bolle colorate con un sensore rileva la presenza umana e ne registra il movimento) funge da detonatore, da liberatore di creatività che poi trova espressione e sintesi nello sviluppo delle vivaci attività laboratoriali ai tavoli.
Una rigogliosa architettura dell’ambiente, delle tecnologie e la varietà della proposta formativa rendono folgorante l’intero spazio-percorso per bambini e ragazze.
Nel nostro tour scatenato abbiamo incontrato Silvia Fabris, responsabile di M9Edu; fin da subito mi è sembrato evidente che conosce i bambini e conosce i linguaggi creativi ed espressivi così vicini al loro mondo e al loro sentire. Poi siamo uscite ubriache di novità e mentre ero sulla via del ritorno pensavo a quanto è bello e positivo trovare alla conduzione dello staff professioniste come Fabris, intraprendente e visionaria, acuta e audace, appassionata del suo lavoro, appassionata del bene della comunità.
È complicato raccontare una visita museale in prima persona, lo sguardo è inevitabilmente condizionato dal punto di vista soggettivo, ma in questo caso ne sono convinta: andate all’M9 senza esitare, seguitelo sui social (IG, FB), amatelo, farete di questo museo uno spazio di apprendimento incoraggiante per la vostra didattica e i vostri ragazzi. Buon viaggio!